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kerkova ne google "kastrati camorra" dhe doli agim kastrati te nje artikull i savianos
L'armata albanese nella nuova guerra di Napoli
Centinaia di «mercenari stranieri» sono i nuclei di fuoco dei clan camorristi
Un'alleanza organica consolidata ormai da anni tra clan campani e famiglie mafiose albanesi sta recando vantaggi a entrambi, sia per l'accesso alle «materie prime» della filiera della droga sia per il controllo del territorio. E la guerra di camorra forse č solo all'inizio
ROBERTO SAVIANO
NAPOLI
La guerra di camorra scoppiata a Napoli nelle ultime settimane svela le potenti alleanze internazionali dei clan napoletani. Per la prima volta nella storia criminale italiana infatti i clan hanno fatto appello ad un vero e proprio esercito mercenario straniero per combattere le rivalitą interne e rilanciare il controllo militare ed economico del territorio. Paolo Di Lauro, il boss di via Cupa dell'Arco, uno dei pił potenti narcotrafficanti d'Europa, nei mesi scorsi ha chiesto alle famiglie albanesi con cui da sempre č in contatto per l'importazione di cocaina e hashish un aiuto militare per svolgere la sua personale battaglia nel territorio di Secondigliano e di Scampia. Le famiglie albanesi hanno risposto positivamente alla richiesta affidando i propri soldati al comando del boss di Secondigliano. Circa trecento sino ad ora sono gli uomini dei clan albanesi sbarcati in Campania, pronti a combattere a fianco del clan Di Lauro contro gli scissionisti. Agiscono velocemente e scompaiono, non hanno legami con il territorio, non si nascondono nelle zone maggiormente presidiate, ricevono aiuti logistici dai clan in questo momento meno ostili a Di Lauro come i Nuvoletta di Marano, dormendo e muovendosi quindi lontano dall'epicentro della guerra. Dispongono ovviamente di documenti falsi: nessuno di loro č entrato in Italia clandestinamente; sono partiti mesi fa dall'aeroporto di Rinas, controllato direttamente dai cartelli mafiosi di Durazzo, e risultano regolarmente assunti in aziende del nord Italia e del casertano.
Una forza micidiale
Questo esercito stipendiato da Di Lauro č una forza militare micidiale: ma mostra anche la fragilitą degli equilibri e delle alleanze della camorra napoletana. Ciņ che pił d'ogni cosa teme oggi il clan Di Lauro č il tradimento da parte dei propri alleati: un esercito «esterno» direttamente pagato e controllato dal boss č la miglior garanzia di fedeltą, ancor pił perché dopo l'assolvimento dei compiti militari questi uomini ritorneranno in Albania e non avanzeranno richieste sul territorio per il sostegno concesso. La serie di agguati «inspiegabili», come i colpi sparati il 6 novembre a Scampia contro un'auto di sottufficiali di carabinieri fuori servizio, o gli spari contro un finanziere il 14 novembre, potrebbero ascriversi ai killer albanesi, che non essendo della zona non hanno riconosciuto i loro obiettivi - o al contrario stanno irrigidendo il presidio del territorio al punto da intervenire violentemente contro ogni presenza delle forze dell'ordine, anche fuori servizio.
La camorra campana č legata da anni a doppio filo con i clan albanesi. Le famiglie mafiose albanesi a pił stretto contatto con i clan napoletani e casertani sono quelle di Valona, Durazzo, Fier ed Elbasan. L'alleanza ha avuto origine alla fine degli anni `90 quando i clan albanesi hanno iniziato a radicarsi in Campania rendendosi disponibili ad svolgere i ruoli pił rischiosi e meno redditizi come il trasporto della droga, il controllo della prostituzione, lo spaccio. I clan albanesi hanno avviato il rapporto con i clan campani non innescando mai situazioni di crisi, pagando sempre le percentuali sui profitti e cercando un rapporto economico d'alleanza e mai di semplice connivenza. Del resto la confederazione casalese nel casertano permise al defunto boss albanese Kastrati Agim di sedere nella propria cupola. Attualmente nella provincia di Caserta, a Mondragone, il boss Augusto La Torre (ex pentito) sposando una donna albanese in seconde nozze sembra aver ufficialmente permesso ai clan di Elbasan e Tirana di accedere con poteri di dirigenza nel territorio del litorale casertano.
Per comprendere la forza delle alleanze tra mafia albanese e camorra basterą ricordare che il famigerato «comandante Arkan» (il serbo accusato di crimini contro l'umanitą per i massacri in Bosnia) durante gli anni della guerra nell'ex Jugoslavia chiese aiuto al boss Francesco Schiavone detto Sandokan (cosģ dice un'informativa del Sismi del `98) per mediare con i clan albanesi che gli bloccavano in Kosovo le armi acquistate in Macedonia e Turchia.
Il clan Di Lauro ha iniziato ad avere rapporti con i clan albanesi attraverso l'importazione di droga, Paolo Di Lauro - prima come parte dell'alleanza di Secondigliano, poi come boss autonomo - ha coltivato rapporti con i clan di Fier e con i kosovari. In queste zone, secondo indiscrezioni, ha iniziato da anni ad investire in raffinerie e depositi, riuscendo a coinvolgere centinaia di persone nell'economia della droga. Proprio nella zona di Fier sono stati bruciati i campi di patate esistenti per riconvertirli a canapa indiana.
Napoli nei rapporti tra camorra e mafia albanese rappresenta uno snodo centrale. Proprio grazie alla mediazione dei clan secondiglianesi e soprattutto di Paolo Di Lauro i clan albanesi sono riusciti ad attivare contatti diretti con i narcos colombiani, con cui Di Lauro ha da sempre ottimi rapporti. Questi contatti hanno permesso agli albanesi di importare dalla Colombia la pasta di coca, elemento fondamentale per la raffinazione della cocaina. Prima della mediazione della camorra i clan albanesi per produrre autonomamente droga erano costretti ad accedere al mercato afghano, egemonizzato dai clan russi e dalla `ndrangheta che ovviamente imponevano prezzi altissimi sui propri «prodotti primi», costringendo gli albanesi ad un mero ruolo di distribuzione. Grazie a questa mediazione tra Colombia e Albania, Napoli č divenuta il centro di un florido mercato capace di distribuire i propri prodotti in mezza Europa.
Di Lauro ha saputo gestire al meglio questa sua capacitą di grossista capace di accedere sia ai cartelli produttori colombiani sia a quelli albanesi, ed ha sfruttato questo suo doppio accesso per fondare un patto internazionale da cui ha ricevuto come profitto diplomatico prezzi convenienti e prodotti di prima qualitą. In tal senso Cosa nostra accede ad una parte dei traffici albanesi proprio grazie al boss secondiglianese che per via dei suoi ottimi rapporti con i Nuvoletta (clan di Cosa nostra in Campania) riesce a commerciare anche con la mafia siciliana. Cosa nostra solo recentemente ha rivolto interesse al mercato albanese e kosovaro, in passato preferģ non investire in Albania propri capitali conservando esclusivamente i canali sudamericani e imbastendo alleanze con i clan russi.
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