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Strabone afferma che tribù dei Dardani in Europa sono i Galabrioi e i Thunatai. È possibile che tribù dardane abbiano raggiunto anche l’Italia meridionale e che loro influssi siano penetrati sino nel Lazio. I Galabrioi dell’Iluna sono linguisticamente simili ai Calabri italici. Menenio (nome dal sapore italico) e Mytìlo (simile al Motylos carìo, al Muwatallis ittita, al Mutaiiu neo ittita e al Metellus etrusco-latino) sono re dardani in Europa36. Questa somiglianza può testimoniare l’arrivo in Illiria di correnti migratorie luvite e pelasgiche dall’Asia Minore.
Oltre che da Erodoto e Strabone, i Dardani sono citati però per la prima volta da Omero. La tradizione greca arcaica impersonificata dal poeta, sostiene, infatti, che Dardano, analogamente a Teucro, è un autoctono anatolico. Solo successivamente la tradizione greca lo fa arrivare dall’isola di Samotracia dopo un diluvio, a Troia, dove è accolto da Teucro. Più tardi ancora, Dardano viene fatto giungere a Troia dall’Arcadia. Nonostante questi tentativi di grecizzare il personaggio, tuttavia Dardano rimane sempre un luvita, come il suo alter ego Teucro. Anche Enea, il pius, che porta i Penati in Italia è, in fin dei conti, un luvita; non certo un illirico. Il culto dei Lan-Penati è testimoniato però anche in Illiria37
Un argomento particolare riguardante sempre i Dardani, è quello del loro rapporto con l’altra tribù troiana dei Troes o Troi, da cui proviene il nome di Troia. Nell’Iliade, Troiani e Dardanì, sembrano essere due tribù di,tinte: “Troes kai Dardanoi”. In ultima analisi questa formula riassume in é la doppia componente etnica della doppia guerra omenica. I Troes sono li abitanti di Hattusa, quindi un termine luvio; mentre i Dardanoi, analogamente ai Teucroi, sono un gruppo luvio-misio cretese, giunto nella reione in seguito alla seconda migrazione dei Popoli del Mare (“Prima Guera di Troia”) nel 1180 circa che ha dato il nome di Wilios ad una sconosciuta città anatolica (Pala?).
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