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Duke shfaqur rezultatin -9 deri 0 prej 2
  1. #1
    Warranted Maska e Qerim
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    06-12-2003
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    Rusia ngre flamurin ne bregdetin e Adriatikut

    MONTENEGRO: RUSSIA PIANTA BANDIERE IN RIVA ADRIATICO

    (di Alessandro Logroscino)
    (ANSA) - BELGRADO, 7 DIC - E' l'Adriatico la quarta sponda della Russia di Vladimir Putin, padrona ormai di oltre meta' dell'intera economia del piccolo Montenegro. Un Paese divenuto terra di conquista - a poche decine di chilometri dall'Italia - per i businessmen moscoviti, che dopo aver piantato le loro bandiere sull'industria metallurgica locale e su gran parte di quella turistica puntano ora alla privatizzazione dello strategico porto di Bar, di fronte alle coste pugliesi.
    Non si tratta solo di una rincorsa al posto al sole, ma di strategie d'affari che sembrano avere il placet del Cremlino. Gia' pronto a dare via libera ai progetti di secessione dalla Serbia di questa repubblica ex jugoslava che potrebbe diventare una sorta di protettorato russo nel cuore del Mediterraneo.
    Tutto e' cominciato con l'assalto degli oligarchi sbarcati da est ai kombinat montenegrini ereditati dalla vecchia Jugoslavia. In principio fu un acciaieria di Niksic, nel nord del Paese: un impianto di media importanza che ignoti compratori russi rilevarono per un pugno di spiccioli salvo poi tirarsi indietro.
    Subito dopo, pero', si e' cominciato a fare sul serio: fino all'acquisto della Kap, industria dell'alluminio che rappresenta da sola l'80% delle esportazioni del Montenegro, intascata - dopo l'uscita di scena di svizzeri, tedeschi, austriaci e indiani - dalla Rusal di Oleg Deripaska, quarantenne re del metallo russo e nome noto nella top ten dei supernababbi postsovietici.
    Deripaska si e' impegnato a versare circa 200 milioni di euro tra prezzo base, copertura dei debiti e nuovi investimenti, nonche' altri 27 milioni sborsati, non si sa bene a che titolo, direttamente al governo del premier Milo Djukanovic: l'uomo forte di Podgorica che e' anche alfiere della secessione e promotore del controverso referendum indipendentista in agenda per l'aprile prossimo.
    La transazione, divenuta operativa proprio questa settimana, ha suscitato polemiche e sospetti tra gli oppositori di Djukanovic. Si e' parlato di privatizzazione farsa e di accordi raggiunti sotto banco tra Deripaska e il primo ministro in un caffe' della capitale montenegrina di fronte a due Scotch. Qualcuno, sulla stampa, ha ipotizzato che dietro il patron di Rusal ci fossero in realta' partner occidentali, altri hanno azzardato che il tycoon russo volesse prepararsi una via di fuga in Montenegro temendo grane in patria.
    La verita' appare tuttavia diversa. Deripaska, ove mai fosse costretto a espatriare, non avrebbe certo bisogno del passaporto montenegrino. E comunque non sembra sotto tiro. Il fisco di casa sua non lo ha finora tartassato e i rapporti con Putin restano privi di asperita', tanto piu' dopo l'ascesa sulla poltrona di capo dello staff presidenziale dell'ex governatore di Tyumen, Serghiei Sobyanin, buon amico di molti oligarchi di grido.
    Al contrario, le sue incursioni nell'ex Jugoslavia si conciliano bene con la politica del Cremlino: che malgrado i proclami sull'antica (ma spesso ambigua) fratellanza ortodossa con la Serbia, si rifiuta oggi di prendere posizione contro le pretese separatiste del Montenegro. Paese del resto altrettanto ortodosso, piu' facilmente malleabile per le sue dimensioni e storicamente ancor piu' filo-russo fin dai tempi dei Romanov.
    Deripaska non si e' fermato d'altronde alla Kap. Nel mirino di Rusal ci sono ora una miniera di bauxite, la centrale termoelettrica di Pljevlja e un impianto carbonifero, scrivono i giornali belgradesi Vecernje Novosti e Politika. Ma non e' tutto. Gli interessi moscoviti si stanno allargando alle ex proprieta' militari del defunto esercito popolare jugoslavo e soprattutto al vero tesoro del Montenegro: la costa adriatica, meta in ascesa degli ormai massicci flussi turistici russi.
    Nella partita si sono inseriti personaggi chiacchierati come Mikhail Cernoi, impelagato - lui si' - in guai giudiziari, tra Russia e Israele. Ma anche uomini d'affari emergenti del settore turistico come Viktor Borisov e imprenditori edili vicini al governo federale o al potente sindaco di Mosca, Iuri Luzhkov. Gente che sta facendo manbassa di grandi lotti edificabili, case e alberghi tra Herceg-Novi, Bocche di Cattaro e la splendida isola di Sveti Stefan, come pure nella localita' sciistica di Kolasin. Un russo ha preso in gestione anche la vecchia villa di Tito di Igalo, a picco sul mare, mentre un intero Russkoie Selo (villaggio russo) e' sorto vicino a Budva.
    Per la privatizzazione del porto di Bar, secondo Radio Antena M di Podgorica, e' entrata addirittura in lizza la compagnia petrolifera numero uno di Russia: la Lukoil di Vaghit Alekperov, colosso privato del greggio con flotta di navi al seguito. I montenegrini scherzano sull'arrivo di quelli che chiamano i 'batushka', riecheggiando l'appellativo popolare (paparino) riservato un tempo dai devoti contadini russi agli zar. Il governo locale da parte sua assicura che l'invasione non mettera' in discussione ''gli obiettivi di integrazione euroatlantica'' che esso afferma di voler perseguire, e anzi accelerare, anche dopo ''la piena indipendenza''.
    Milovoje Radovic, economista all'universita' di Podgorica, non esclude tuttavia che ''il capitale russo sia destinato alla fine a influenzare la politica del Paese''. E che Djukanovic possa ritrovarsi presto o tardi a ripetere la vecchia battuta di re Nicola del Montenegro: ''Io e mio cugino lo zar di Russia abbiamo un esercito di un milione e 5.000 uomini''. (ANSA). LR
    07/12/2005 16:26

  2. #2
    CDT Maska e -Edu
    Anėtarėsuar
    08-05-2005
    Vendndodhja
    Prishtine
    Postime
    99
    a mund ta perktheje kete dikush nese mundet?

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