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Duke shfaqur rezultatin -9 deri 0 prej 2
  1. #1
    i/e regjistruar
    Anėtarėsuar
    06-08-2005
    Postime
    2

    Il volo delle Aquile

    IL VOLO DELLE AQUILE



    Dimmi del verso
    che fece il tempo
    quando il sole spense gli occhi
    e mi guardņ la luna.
    Non mi ricordo
    il suono.

    Dimmi del canto
    che spense il vento
    quando le foglie tremarono
    e gli alberi chini
    furono di fronte
    al freddo.
    Io ebbi paura.

    Forse le aquile
    nel loro paese
    ormai non volano
    e i cieli guariscono ferite
    che colano
    ancora oggi. Partita
    a metą. Senza vincitore il caso.

    Senza pietą.

    Amore,
    Speranza,
    Caritą.

    Non soltanto questo
    pensarono gli occhi
    vita, ma poi troppo stanchi
    si abbandonarono alla solita
    partita
    da guardare e sparire poi
    come vigliacchi.

    Scapparono
    le aquile
    stanche.

    E l'urlo sprofondņ
    nell'abisso infuocato
    del furore degli avi,
    e l'anima
    si pentģ
    dell'amaro sapore
    del suo dolore,

    quando svegliarono il cielo
    piangendo.

    Dimmi
    il loro urlo
    raccontato nel tempo
    dopo aver penetrato i monti,
    andando via
    e ritornando poi
    sugli stessi mondi
    di sete e fame.

    Il loro volo
    indescrivibile suono
    di pianto nero, come catrame
    colato
    sulle nostre vie infinite
    come sentieri di boschi
    con foglie secche
    e fitte
    come erba bagnata
    sulle strade.

    Io non posso.

    Non si puņ raccontare
    ciņ che c'č stato.
    Indietro
    c'č solo odore marcio
    e anelli di fumo.

    Fa tutto parte
    d'un pianto vigliacco.

    Non posso far altro
    che sentire ancora
    il ricordo amaro
    del suono,
    e condannare
    l'anima
    al triste e, come sempre,
    avaro perdono.
    21.11.2002


    S'kam kohe ta perkthej tani...here tjeter...

  2. #2
    i/e regjistruar
    Anėtarėsuar
    06-08-2005
    Postime
    2
    SHQIPERISE



    Poco hanno scritto davvero di te
    i tuoi muri:
    ho letto soltanto delle tue lacrime
    e sono svenuta in loro
    piano
    per contraddire il passato.
    Troppo leggera
    č l'acqua di quei fogli:
    i tuoi mari
    da sempre hanno diviso
    persino te stessa.
    Quanto sei ricca, Terra mia,
    lo so io: il profumo di bergamotto
    mi racconta di te e del veleno
    che hai per lungo tempo preso.
    Era come oro ai tuoi occhi
    e tu ridevi cosģ ingenua
    e confondevi gli odori
    col profumo di limoni
    perché rimanevano pulite le spiagge
    e le vecchie
    camminavano ancora con le sporte di paglia
    in testa
    come sempre. Per te era libero il prato
    ad invecchiare,
    e le lucciole t'accompagnavano
    nell'idea della veritą dietro la porta.
    Come sei vera, Terra mia,
    lo so io: nel parlare di te
    lacrimano gli occhi
    e l'anima sembra coricarsi
    in un'ombra pił lunga di se stessa.
    Se t'ho vista soltanto piangere
    č perché t'ho lasciato
    e lo sapevi: č per questo, dimmi!
    Come sono stata povera io
    e per quanto t'amo ancora mi vergogno:
    non ti ho guardata abbastanza
    per poterti elogiare
    sģ dolcemente come mi amavi.
    Di te troppo poco ha lasciato intravedere
    la pioggia.
    Ora piangerņ cosģ
    lasciando invecchiare i tempi
    per chiederti un perdono pił grande.

    06.09.2003

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