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“Vi sono persone di cui č difficile dire qualcosa che possa raffigurarle con un’unica pennellata, nel loro insieme, nel loro aspetto pił tipico e caratteristico; vengono perciņ definite abitualmente gente “comune”, “maggioranza” e, in effetti, costituiscono la stragrande maggioranza di ogni societą. Un considerevole numero di scrittori, nei romanzi e nelle novelle, cerca di scegliere e di rappresentare in senso artistico tipi che fanno parte della societą, ma che si incontrano molto raramente nella realtą e che, ciņ nonostante, sono quasi pił reali della realtą stessa… che cosa deve fare un romanziere alle prese con la gente ordinaria, assolutamente “comune”, e come deve presentarla al lettore per renderla un poco pił interessante? Nel racconto non si possono evitare del tutto le persone ordinarie perché sono, in ogni momento e nella maggioranza dei casi, l’elemento indispensabile che collega gli avvenimenti quotidiani; ignorandole, dunque, contravverremmo alla legge della verosimiglianza. Riempire i romanzi solo di tipi o anche, molto pił semplicemente, di persone strane e inesistenti, sarebbe inverosimile e persino poco interessante. A nostro avviso lo scrittore deve cogliere le sfumature accattivanti e interessanti anche nelle persone ordinarie. Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure – ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalitą e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tran, acquisendo persino proprietą specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciņ che č, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilitą di guadagnarsi questo nuovo stato”.
(L'idiota)
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