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Le Anime Deserte
DUE ANIME DESERTE
La donna si avvolse accuratamente nel soprabito. Si guardņ allo specchio che tutto fosse in regola e uscģ in fretta, baciando sulla guancia il marito. Lui le gettņ uno sguardo di comprensione, attese di sentir chiudere la porta e si immerse nei suoi pensieri. Lei si fermņ in un negozio nellincrocio della strada, vide gente che entrava ed usciva incessantemente. Camminņ pił avanti, si trovņ in una strada diritta e poi uscģ sul boulevard. Guardņ tutte le vetrine, si avvicinava lģ dove cera gente e passava oltre. Si fermava davanti ai vetri dei caffč, sorrideva, poi si allontanava triste, con una fretta visibile, andando avanti.
Dopo quarantacinque minuti decise di tornare a casa. Si fermņ negli stessi posti, anche se provava una doppia incertezza, la paura che lavessero riconosciuta e fermata per qualche oscura ragione. Con un passo fiero, non tenendo niente in mano entrņ nel portone del suo palazzo alle ore cinque e cinque. Non voltņ la testa indietro, ispirando laria sollevata. La porta era aperta, trovņ il marito che leggeva, si gettņ nelle sue braccia e gridņ :
- Come siamo disgraziati !
Il marito la staccņ da sé con delicatezza, mise il giornale sul comodino, si avvicinņ al frigo e ritornņ con due bicchieri di whisky pieni fino allorlo. Uno dei due lo pose in mano a lei, chiedendo :
- Non hai salutato nessuno ?
- Oh mio Dio, se solo avessimo un figlio!
- Ma noi ti sei scambiata con nessuno dei vecchi conoscenti? Qualche faccia che ti ha sorriso, vecchi amici, nemici
niente?
- Ho fatto tutte le strade della cittą. Ora non ci conosce nessuno!
Si era alzata e batteva i pugni sul petto del marito. Lui crollņ la testa, la strinse a sé e la baciņ teneramente.
- Sarebbe meglio tenere un animale nel nostro appartamento. Cosģ non ti sentirai sola !
- Un cane ? Come sarebbe bello !Mi occuperei tutto il giorno di lui ! Lo seguirei, lo nutrirei col cucchiaio ! Lo farei dormire con noi ! Ma se fuggisse ? Potremo sopportare che fuggisse, caro ?
- A questo non ho pensato ! Ma se stessimo attenti a chiudere porte e finestre non avrą la possibilitą di andarsene !
- Imprigionarlo, vuoi dire ? Si puņ?! Si sentirą un povero animale, credo
Soffrirą e dimenticherą la gioia e i sorrisi. E con noi non parlerą mai pił!
- Ma lui sarą felice insieme a noi. Non gli mancherą niente. Puņ mangiare e dormire, farą i bisognini in un posto prescelto e potrą perfino decidere i programmi tv due sere alla settimana.
- Credi che sia una buona idea? NO, meglio di no, e poi tu gli racconterai le mie barzellette, le pił belle, quelle che piacciono a me. E come se volessi sostituirmi. Dopo tutto questo tempo! Credi che un animale mi possa rimpiazzare cosi velocemente, lo credi, ecco perché desideri fortemente un cane!
- Ma a te non ti sembra che siamo chiusi dentro una roccaforte fatta apposta per noi? Ieri mi č sembrato di vederti mentre vagavi nuda per le stanze, poi ti sei fatta avanti in una porta misteriosa, invisibile, e sei scomparsa lasciandomi da solo. Era cosi triste! Poi ecco che esci alle mie spalle, mi hai parlato, spaventandomi, e non ti ricordavi niente!.
- Hai paura, tesoro? Credo che avremmo bisogno di cure, tutti e due, tra un po! Sai che bisogna fare? Dimentichiamo tutto! Questa č lunica cosa che ci riesce alla perfezione!
-Non piglieremo nessun animale. Va bene ? Lascia che ti baci.
Ma erano cosi soli. Avevano scelto di rimanere senza nessuno accanto a loro, pensando che la felicitą era una profumo da sentire lontano dagli altri. Ora, imprigionati dentro i loro stessi desideri, gli toccava trovare nuove scuse, per separarsi anche da loro stessi.
Intorno a loro si creņ il silenzio, e listante dopo si baciarono, si stesero sul letto, desiderosi pił che mai di fare lamore.
Si sentģ lo squillo del telefono, che gli fece balzare in piedi spaventati. Lo lasciarono suonare a lungo, pieni di unansia incontrollabile. Non sollevarono la cornetta. Appena ebbe smesso di squillare lei disse:
- Lhai sentito ?
- Sģ !
- Chi sarą mai stato ?
- O Dio, cara, avremmo dovuto alzare la cornetta !
Il telefono squillņ di nuovo. Lui si levņ in punta di piedi, si avvicinņ, colla mano che tremava alzņ il ricevitore e disse :
- Pronto ?!
Lei, che cercava toccando i muri, la porta misteriosa, raccontata dal marito, trattene il respiro, asciugņ le lagrime in fretta e si chiuse in unattesa estenuante.
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Ah, č qui, te la passo e con un desiderio prorompente lui corse colla cornetta in mano, la passņ alla moglie ed uscģ a rompicollo dalla stanza. Venne solo a pensare :
- O mio Dio !
Quando tornņ nella stanza, lei aveva messo gił da tempo, ora teneva stretta al petto la cornetta del telefono, ed aveva uno sguardo sognante.
- Verranno riuscģ a stento a dire.
- Chi ?
- La mia amica, insieme al marito. Ci siamo intesi che verranno stasera a cena !
Lui si inginocchiņ, cancellņ dalla fronte linquietudine del giorno, avvicinņ a sé la moglie, la strinse e le disse :
- Lo sapevo bene che la gente non ci aveva dimenticati !
- Ma questi due tornano dopo molti anni nella nostra cittą.
- E poi ? Stasera ci vengono a parlare, persone vive, che parlano come noi e ci sono amici. Berremo del vino insieme, e quando se ne andranno, stringeremmo le mani e io darņ un bacio sulla guancia a lei. Tutto ciņ non ti sembra meraviglioso ?
- Perņ loro non hanno la minima idea di come abbiamo vissuto finora...
- Non credo che li abbia informati nessuno della vita che facciamo adesso. Che ne dici ? Ti č parsa disinvolta al telefono la tua amica ? Non č stato facile nemmeno per noi arrivare qui dove siamo oggi. Ma lo senti che dobbiamo cambiare ? Perché non č facile accogliere gente in casa dopo tanto tempo. Per te sarą molto difficile! Č una tua amica e ti vedrai strana toccarti da lei, parlare di vecchie cose, di un passato che tu non rimpiangi pił, di ricordi che nemmeno danzano nelle pił lontane isole della tua mente.
Lei diventņ pensierosa. Non disse al marito che sapeva delloddio che lui stesso nutriva per i suoi amici. Lui era stato il primo a dire che cera il bisogno di separarsi dal resto del mondo. Cercarono la vita assoluta, i piaceri di un mondo personale, escludendo dalla lista le facce e i sorrisi dei loro conoscenti. Il miracolo della loro unione era la voglia inarrestabile di rompere con tutti, e lei laiutava ad andare avanti.
- Non credere che sia stato facile frantumare i rapporti col mondo esterno. Io anche ora che ne soffro non riesco ad accettare degli estranei nella mia vita.
- Lo so, lo so, amore, che ti spaventa. A noi sono sembrati sempre villani tutti quelli che ci salutavano per strada. Ti ricordi come si meravigliavano tutti di come passavamo davanti a Loro, senza salutarli ? Dicevano che eravamo immersi nel nostro amore. Ci hanno lasciato tranquilli per un po.
- Infatti, ma quando si stancarono di crederlo diedero la colpa a me, mi chiamarono una perfida creatura. Dissero che ti avevo rovinato la vita, che ti avevo staccato da tutti.
- Non sia mai !
- Non andavamo neppure in chiesa, a pregare Dio !
- Ma lģ cč sempre tanta gente, cara !
Lei li diede ragione. Aveva sofferto, si, ma nessuno aveva cercato di capire la sua strana malattia, la sua voglia di non vedere nessuno, perché lei ne soffriva, si, di una allergia verso gli altri, non poteva nemmeno scambiare quattro parole con loro. Si trattava del suo mondo,e lunica legge regnante permetteva ancora a suo marito di avvicinarsi a lei durante le sue elissi diurni.
- Non incolpare te stessa! Lo so quanto č duro vivere in mezzo alla miseria umana. La gente non ci ha mai meritati. Questa č la veritą. Ma ora io mi sento solo e abbandonato. Abbiamo bisogno degli altri, o arriveremmo ad odiare se stessi. So di avere ragione di continuare, ma contro chi mi posso vendicare? Ci dobbiamo accontentare adesso!
La donna si alzņ in piedi. Si avvicinņ all impianto della musica, scelse uno dei dischi muti e la musica silenziosa fece sģ che tutti e due si guardassero negli occhi. Ogni pomeriggio, dopo due anni di isolamento, lei usciva, cercava un vecchio sorriso, un segno del destino, per riprendere la vita normale, con la gente e i legami del mondo presente.
- Č vero, perņ come ci hanno dimenticato presto ...
- Non ci hanno dimenticati, hai visto, ci hanno telefonato !
- Hai ragione. Dobbiamo far loro unaccoglienza splendida !
- Ma caro, ce la faremo ? Voglio dire, sono due anni che non sentiamo nessuno rivolgerci la parola.
- Oh Cristo, ma lei che ha chiamato č la tua migliore amica, non č vero? Io me la sento di dire che la tua amica e suo marito sono due persone meravigliose. Č la nostra prima apertura alla gente, non guastare tutto. Forse che č meglio uscire e passeggiare come due pazzi, ogni pomeriggio, per le strade, sperando che qualcuno ci riconosca e ci saluti ?
- No, lo so, perņ ho paura. E se la mia amica adesso avesse un bambino ? Non so se ce la farei a ricevere questa notizia. Pensa un po se venisse col suo bambino qui ? Oh, capiscimi, per favore !
- Ma dovresti essere contenta che venga. Lei č una buona amica, non ti preoccupare del resto. Ti assicuro che non ha figli. Non ha detto niente di simile.
- Non so, forse hai ragione. Lei si č comportata sempre bene con me. Era triste quando mi sposai, pianse tutto il giorno e mi baciņ augurandomi la felicitą.
- Eh, č dura trovare amici come lei oggi giorno!
- Diamine, se non mi avesse chiamata, le avrei telefonata io, un giorno, senzaltro! e la donna si alzņ in piedi Che ne dici ? Dobbiamo fare loro una buona impressione. Dobbiamo fare unaccoglienza magnifica! Preparerņ una cena speciale per lasciarli senza fiato. Davvero, farņ cosģ ! Preparerņ qualcosa che non si scorderanno mai !
*
* *
Lei si sedette accanto a suo marito e gli sussurrņ :
- Ho finito !
Lui le sorrise.
- A cosa pensi, caro ?
- Stavo pensando a come iniziare la conversazione ! Non mi ricordo bene come si puņ parlare con degli sconosciuti !
- Ma lei č mia amica ... Perņ hai ragione. Pensaci !
- Chiederņ loro ...
-
E se non venissero ?
- Č impossibile amore, vi siete messe daccordo al telefono poco fa.
- Lo so, ma se fosse capitato loro qualcosa per caso e non potessero venire da noi ?
Lui tacque per un attimo, poi disse che non si potevano comportare cosi delle persone rispettate che andavano a visitare amici non visti da molto tempo.
- Ma tu stesso hai detto che non li conoscevi. Anzi stavi pensando a come intavolare la chiacchierata ...
- Ciņ non vuol dire che non si tratti di persone educate. Lho sentita al telefono. La tua amica desiderava incontrarti.
- Se ora sa che non vogliamo bene alla gente č difficile che pensi a farci visita.
- Che ore sono ? chiese lui, inquieto.
- Sette meno un quarto. Ho un cattivo presentimento, caro !
- Me che stai pensando ?!
- Per favore ! Lei avrą saputo che noi evitiamo la gente. Qualcuno le avrą detto che non abbiamo figli. Tanto pił che lei ne avrą ora uno suo.
- Ma come parli, non sai nemmeno che č successo nella sua vita.
- Lei puņ pensare che siamo chissą che tipo di gente. Qualcuno le avrą mormorato allorecchio che non amiamo le persone e stiamo lontani dagli altri.
- Davvero, e se non venissero ? chiese lui, pensoso Almeno ti ha detto quando passerą di qui col marito ?
- Č proprio questo che mi fa sospettare disse lei decisamente non me lha detto. Vuol dire che non solo non verrą, ma ci lascerą ad aspettare per ore intere. Vuole umiliarci.
Il marito scosse il capo. Tutto ciņ aveva qualcosa di sospetto, quasi di perfido, cattivo, criminale. Ma in fin dei conti lui non conosceva lamica di sua moglie. Per lui tutti erano uguali. Cattivi.
- Dico che non verrą ! Chissą cosa ha sentito dire di noi,
Magari vuole mostrare la sua pietą verso di noi! E che siamo, due malati disperati noi?!. Le sembriamo forse delle creature abbandonate?! Dei disgraziati. Senza alcuna speranza ! Senza alcuno scopo ! Oh, caro, quando finirą questo nostro calvario?!
- Per di pił credo che lei ti invidiava quando eravate intime amiche.
- Non ci siamo mai bisticciate quando ci frequentavamo insieme. Era cosģ innocente ... Cosģ sincera! E possibile che esistano degli esseri cosģ perfetti? Degli amici fedeli ?! Ideali ? Ma chissą forse mi invidiava perché ero la pił brava della scuola.
- Vedi, cara, come stanno le cose... La tua amica o per meglio dire, nemica, ha saputo della vita che facciamo e ci vuole consolare. Oppure ingannare. Ma questo non succederą. Potrņ permetterglielo solo da morto !
Si vestirono in fretta, affrettandosi ad andare fuori. Non potevano ospitare nessuno, il mondo ostile li convinse che non potevano sopportare niente, oltre a se stessi. Lamica e il suo marito erano persone indesiderate. Loro non avevano bisogno di nessuno.
Si era fatto buio. La coppia si mise a braccetto uscģ nella strada e camminņ a lungo, lentamente, attraverso i vicoli solitari, pieni di ombre maligne, per le vie vuote della cittą.
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