Po pėrmbledh me pak fjalė nė shqip (pėr ata qė s'dinė italisht) esencėn e njė artikulli tė publikuar sot (17 Tetor, 2003) nė faqen e parė tė gazetės sė mirėnjohur italiane "Il Messaggero."
Sipas shifrave statistikore popullsia e re nė Itali qė nga vitet 90 gjeri mė sot ka pėsuar njė rėnie tė ndjeshme, dhe si rrjedhim autoritetet italiane po mendojnė qė nė ushtrinė e tyre tė fusin edhe "extra-komunitarėt," pra emigrantėt nga vėndet e jo-BE-sė. Tė preferuarit e tyre janė shqiptarėt pasi janė ata qė e dinė mė sė shumti, dhe mė mirė italishten sesa emigrantėt e tjerė qė ndodhen nė Itali.
Me formimin e njė armate tė tillė nėn ushtrinė Italiane, kėtyre emigrantėve shqiptarė do t'u jepet leja e qėndrimit (permesso di soggiorno) dhe pas 5 vjetėsh nė detyrė ata mund tė fitojnė edhe shtetėsinė italiane.
Ky ėshtė edhe artikulli origjinal nė italisht:
ARRIVA LA BRIGATA ALBANESE
di ANTONIO GOLINI
LA LEGIONE straniera: degli stranieri al servizio della Francia. Questa č la definizione che campeggia sul sito Internet della famosissima legione che finora ha visto morire, sacrificandosi per la Francia, 35 mila stranieri di tutte le parti del mondo. Una legione, singolare per molti versi, che affonda le sue radici nel lontano 1831 e che finora č rimasta unica, o quasi. Ma da qualche tempo si parla di un progetto per crearne una anche in Italia. Almeno queste sembrano essere le proposte contenute in una analisi dellIstituto di studi e ricerche della difesa e questa č una ipotesi cui ha fatto cenno il ministro della Difesa, Antonio Martino, parlandone ieri ai giornalisti come di un fatto «che non č assolutamente scandaloso». Lidea sarebbe quella di reclutare extracomunitari dando cosģ vita a un corpo simile alla legione straniera francese.
La demografia č tuttaltro che estranea a questo progetto. I diciottenni maschi sono calati da circa 500 mila nel 1982 a circa 320 mila nel 2002 e contemporaneamente gli obiettori di coscienza non importa se del tutto convinti o meno convinti sono cresciuti straordinariamente. Da qui la esigenza di abolire la leva (la cui fine č stata anticipata al 2005), una macchina costosa che non garantiva pił un reclutamento adeguato. Ma di nuovo la demografia ci mette lo zampino: le pochissime nascite degli ultimi decenni si riflettono in un decrescente numero di giovani. In particolare quelli di etą compresa fra i 20 e i 40 anni, che sono coloro da cui dovrebbero provenire le forze armate professioniste, stanno calando a un ritmo di 300 mila allanno e cosģ continuerą ad essere per molti anni e cosģ continuerą ad essere per molti anni a venire. Questa fortissima diminuzione dei giovani, che sta anche alla base della consistente immigrazione straniera, crea da parte del mercato del lavoro civile una fortissima concorrenza al mercato del lavoro militare. Si ripropone cosģ il problema di avere un numero adeguato di forze armate, attive, fra laltro, in un crescente numero di parti del mondo ad assicurare o a mantenere la pace. Ed ecco la proposta di costituire una brigata, per esempio, di albanesi, e pił in generale di arruolare immigrati che, per quello che si sa, dovrebbero essere muniti di permesso di soggiorno di almeno un anno e avere la residenza in Italia; otterrebbero la cittadinanza italiana dopo almeno cinque anni di servizio volontario, svolto eventualmente anche allestero nelle numerose missioni di pace in cui siamo impegnati.
Sulla proposta si sono avute, a suo tempo, interpellanze parlamentari che fra laltro sottolineano la «inaccettabile prosa neocoloniale nei confronti dellAlbania, quale ex protettorato fascista del Re dItalia». Bisogna essere realisti perņ. Le condizioni di contesto sono quelle sottolineate prima e gli albanesi sono, fra gli immigrati, quelli che parlano di pił e meglio litaliano. E daltra parte se si guarda alla Francia si trova che i 7.770 legionari, che hanno unetą media di 23 anni, provengono da 136 Paesi diversi, ma con una nettissima maggioranza (50 per cento) di slavi.
Il problema pił rilevante mi pare un altro, e cioč che i nostri legionari acquisirebbero la cittadinanza italiana soltanto dopo cinque anni di servizio. Come si puņ immaginare che si possa chiedere a delle persone di entrare in un esercito che dovrebbe avere come quello francese uno straordinario spirito di corpo e il culto della missione da compiere da straniero e non da cittadino italiano? Come si puņ pensare che in un Paese cosģ vivace politicamente e socialmente come il nostro non ci sarebbero manifestazioni di un giusto e netto disagio morale per il fatto di richiedere a stranieri un servizio delicato e oneroso, pericoloso in alcuni casi, prima ancora che siano stati accettati come italiani?
Drini.
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