Ja se cfare thuhet mbi Baggion dhe librin e vet
Le parole, di Eduardo Galeano, sono dedicate a Roberto Baggio. Per molti, compreso un recente sondaggio internet nel mondo, il terzo giocatore di tutti i tempi, dopo Pelé e Maradona. Una porta nel cielo č la sua autobiografia. Il libro delle risposte, delle confidenze, degli sfoghi gentili. Il libro delle scoperte. La scoperta di un talento purissimo fin dalle giovanili; di un uomo che, ancor prima di approdare in serie A, si vede esplodere un ginocchio. Ginocchio che lo costringerą per tutta la carriera professionistica a giocare «con una gamba e mezzo».Una porta nel cielo č unautobiografia, non un libro celebrativo. Qui, Baggio affronta tutti quei momenti di cui ancora si discute: laddio a Firenze, il tormentato rapporto con la Juve e Torino, il rigore sbagliato a Pasadena, le troppe panchine, gli allenatori-nemici, le tante maglie cambiate, laccusa di essere mercenario, di non essere un leader, e quella sua condizione di campione «troppo bravo per potersi permettere di giocare». Un «10» la cui unica colpa č larte inimitabile, incompatibile con un calcio ormai dominato dai kapņ degli schemi. Un «10» che non nasconde il suo sogno per nulla proibito, «impossibile» come lo era quello concepito nellanno di Bologna: partecipare, da capitano del Brescia, a un altro Mondiale. Il quarto. In Giappone. La terra della spiritualitą. La terra del suo maestro spirituale, Daisaku Ikeda, premio delle Nazioni Unite per la Pace 1983, qui autore di una affettuosa prefazione.Una porta nel cielo, inevitabilmente, non č soltanto il racconto dettagliato attraverso la forma del libro-intervista di una carriera unica, ma č anche, e soprattutto, listantanea in movimento della vita di un uomo che «allanagrafe ha 34 anni, ma nella testa e nel cuore molti di pił». Un uomo che al calcio ha sempre anteposto due valori irrinunciabili: la famiglia e la fede. Una fede di cui Roberto non ha mai parlato volentieri, perché ritenuta cosa troppo intima.«Gli avversari lo aggrediscono, lo mordono, colpiscono duro. Buddha non gli evita i calci ma lo aiuta a sopportarli scrive ancora Galeano. Dalla sua infinita serenitą, lo aiuta anche a scoprire il silenzio, al di lą del frastuono delle ovazioni e dei fischi».Baggio č sempre andato oltre. Nel buddhismo ha trovato il sentiero per andare oltre. Baggio ringraziava il pubblico fedele, si difendeva con stile e stiletto dagli attacchi degli invidiosi, ma di fatto era oltre. Altrove. Raccolto in meditazione davanti alloggetto di culto: il Gohonzon. Nella sua casa di Caldogno, protetto dal «frastuono». Lontano dalla mondanitą, vicino agli affetti. Nella sua Argentina, mitica e selvaggia. A caccia, non per sparare, ma per attendere. Diviso in capitoli tematici, il testo si apre con un capitolo folgorante sulla fede buddhista di Roberto Baggio. Ed č proprio attraverso la sua spiritualitą che č possibile comprendere fino in fondo la personalitą complessa del campione sui generis, in campo come fuori, che ha sempre rifuggito la banalitą e la necessitą di apparire a tutti i costi, preferendo una vita normale, cullato e protetto dai pochi, veri affetti: i genitori, i 7 fratelli, linseparabile moglie Andreina conosciuta a 15 anni, i figli Valentina e Mattia, gli amici.
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