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Faqja 7 prej 7 FillimFillim ... 567
Duke shfaqur rezultatin 121 deri 135 prej 135
  1. #121
    i/e regjistruar
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    29-05-2007
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    336

    Augusti Studion ne Tempullin Apollonian

    Nga i njejti liber ( si me lart )
    ----------------------------
    Titulli : " The worship of Augustus Caesar, derived from a study of coins,
    monuments, calendars, . . . "
    Autori : Alexander Del Mar
    -----------------------------
    ne fleten nr. 170 thuhet qe : " . . . Augusti shkoi ne Apolloni qe te studionte ne
    TEMPULLIN( cilin_? ) e Apollonise . . . "
    (paragrafi i ngjitur eshte ai qe citoj).
    Fotografitė e Bashkėngjitura Fotografitė e Bashkėngjitura  

  2. #122
    i/e regjistruar
    Anėtarėsuar
    29-05-2007
    Postime
    336

    Besimet Pellazge

    Fleta ngjitur eshte nga libri qe vijon:
    ----------------------------------------------------------------------
    Autori :Graves, Robert, 1895-

    Titulli :The White Goddess ; a historical grammar of poetic myth
    ----------------------------------------------------------------------
    Fotografitė e Bashkėngjitura Fotografitė e Bashkėngjitura  

  3. #123
    Blanc et noir
    Anėtarėsuar
    28-03-2005
    Postime
    490
    - Dr.Brian Weiss in "Only love is real"
    Fotografitė e Bashkėngjitura Fotografitė e Bashkėngjitura  
    Quand le doigt montre le ciel, l' imbécile regarde le doigt.

  4. #124
    cherry blossom girl
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    14-05-2010
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    6,095
    «Ascoltate! Lo so che non serve a niente parlare: meglio dare
    l'esempio, meglio incominciare... io ho gią incominciato... č dunque
    davvero possibile essere infelici? Che cosa significano il mio dolore e la
    mia disgrazia se sono in grado di essere felice? Sapete, non capisco come
    si possa passare accanto ad un albero e non essere felice di vederlo. Parlare
    con una persona e non essere felice di amarla! Oh, io non lo so esprimere...
    quante cose belle si incontrano ad ogni passo, cose cosģ belle che anche
    l'uomo pił abietto le apprezza? Guardate un bambino, guardate l'alba
    divina, guardate l'erba, come cresce, guardate negli occhi che vi guardano
    e vi amano...»

    (L'idiota - F.D)

  5. #125
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
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    6,095

    Pėr: Fragmente interesante librash

    Dalla parte di Swann

    Ma quando di un lontano passato non rimane pił nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e pił fragili ma pił vivaci, pił immateriali, pił persistenti, pił fedeli, l'odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare - loro, goccioline quasi impalpabili - l'immenso edificio del ricordo.

  6. #126
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
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    6,095

    Pėr: Fragmente interesante librash

    “Vi sono persone di cui č difficile dire qualcosa che possa raffigurarle con un’unica pennellata, nel loro insieme, nel loro aspetto pił tipico e caratteristico; vengono perciņ definite abitualmente gente “comune”, “maggioranza” e, in effetti, costituiscono la stragrande maggioranza di ogni societą. Un considerevole numero di scrittori, nei romanzi e nelle novelle, cerca di scegliere e di rappresentare in senso artistico tipi che fanno parte della societą, ma che si incontrano molto raramente nella realtą e che, ciņ nonostante, sono quasi pił reali della realtą stessa… che cosa deve fare un romanziere alle prese con la gente ordinaria, assolutamente “comune”, e come deve presentarla al lettore per renderla un poco pił interessante? Nel racconto non si possono evitare del tutto le persone ordinarie perché sono, in ogni momento e nella maggioranza dei casi, l’elemento indispensabile che collega gli avvenimenti quotidiani; ignorandole, dunque, contravverremmo alla legge della verosimiglianza. Riempire i romanzi solo di tipi o anche, molto pił semplicemente, di persone strane e inesistenti, sarebbe inverosimile e persino poco interessante. A nostro avviso lo scrittore deve cogliere le sfumature accattivanti e interessanti anche nelle persone ordinarie. Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure – ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalitą e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tran, acquisendo persino proprietą specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciņ che č, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilitą di guadagnarsi questo nuovo stato”.

    (L'idiota)

  7. #127
    cherry blossom girl
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    14-05-2010
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    Pėr: Fragmente interesante librash

    “Quell’uomo una volta fu portato sul patibolo, insieme ad altri, e gli fu letta la sentenza di condanna a morte per fucilazione, per un reato politico. Una ventina di minuti dopo gli fu letta la sentenza di grazia e gli venne commutata la pena: perņ nell’intervallo di tempo tra le due sentenze, se non venti almeno quindici minuti, lui visse con l’assoluta certezza che d’un tratto, entro pochi minuti, sarebbe morto. […] Ricordava tutto con straordinaria chiarezza, e diceva che non avrebbe mai dimenticato nulla di quei minuti. […] Condussero i primi tre ai pali, li legarono, li vestirono con gli abiti mortuari (lunghe tuniche bianche), e infilarono loro dei cappucci bianchi fin sugli occhi, perché non vedessero i fucili; […] Significava che restavano da vivere non pił di cinque minuti. Lui diceva che quei cinque minuti gli erano sembrati un tempo infinito, un’immensa ricchezza; gli pareva di poter vivere tante vite in quei cinque minuti, che per il momento non doveva ancora pensare all’ultimo istante, e prese anche delle decisioni: calcolņ il tempo per dare l’addio ai suoi compagni, e dispose per questo due minuti; altri due minuti per pensare un’ultima volta a se stesso, e il resto per guardarsi intorno per l’ultima volta. […] Lui adesso esisteva e viveva, ma in capo a tre minuti sarebbe stato gią un non so che, qualcuno , o qualcosa, ma chi? E dove? Pensava di risolver tutto in quei due minuti! Non lontano c’era una chiesa, e il suo tetto dorato brillava sotto il sole splendente. Ricordava di aver fissato molto intensamente quella cupola, e i raggi che vi si riflettevano: non poteva staccarsi dai raggi, gli pareva che quei raggi sarebbero stati la sua nuova natura, e che tre minuti dopo sarebbe in qualche modo confluito in essi… L’incertezza e la repulsione verso quell’ignoto che sarebbe diventato e che stava proprio per giungere erano tremende; ma lui diceva che in quel momento niente era per lui penoso dell’incessante pensiero: ‘Oh, poter non morire! Poter far tornare indietro la vita: che eternitą! E tutto questo sarebbe mio! Allora trasformerei ogni minuto in un intero secolo, non ne perderei niente, terrei in conto ogni minuto, per non sprecare invano nemmeno pił un istante!’. Diceva che questo pensiero alla fine gli era degenerato in una rabbia tale da fargli desiderare che gli sparassero al pił presto.”

    (L'idiota)

  8. #128
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
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    Pėr: Fragmente interesante librash

    - Ad ogni modo, principe, non avete ancora detto nulla di Aglaja; ella attende ed io pure... Non ha nulla di notevole forse?
    - Oh, sģ, č molto notevole! Voi siete straordinariamente bella, Aglaja Ivanovna. Siete tanto bella, che si ha paura a guardarvi.
    - E poi? E le qualitą morali? Insistette la signora.
    - Č difficile giudicare la bellezza; non mi ci sono ancora preparato. La bellezza č un enigma.

    (L'idiota)

  9. #129
    i/e regjistruar Maska e Elian70
    Anėtarėsuar
    30-07-2006
    Vendndodhja
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    Pėr: Fragmente interesante librash

    Citim Postuar mė parė nga broken_smile Lexo Postimin
    “Vi sono persone di cui č difficile dire qualcosa che possa raffigurarle con un’unica pennellata, nel loro insieme, nel loro aspetto pił tipico e caratteristico; vengono perciņ definite abitualmente gente “comune”, “maggioranza” e, in effetti, costituiscono la stragrande maggioranza di ogni societą. Un considerevole numero di scrittori, nei romanzi e nelle novelle, cerca di scegliere e di rappresentare in senso artistico tipi che fanno parte della societą, ma che si incontrano molto raramente nella realtą e che, ciņ nonostante, sono quasi pił reali della realtą stessa… che cosa deve fare un romanziere alle prese con la gente ordinaria, assolutamente “comune”, e come deve presentarla al lettore per renderla un poco pił interessante? Nel racconto non si possono evitare del tutto le persone ordinarie perché sono, in ogni momento e nella maggioranza dei casi, l’elemento indispensabile che collega gli avvenimenti quotidiani; ignorandole, dunque, contravverremmo alla legge della verosimiglianza. Riempire i romanzi solo di tipi o anche, molto pił semplicemente, di persone strane e inesistenti, sarebbe inverosimile e persino poco interessante. A nostro avviso lo scrittore deve cogliere le sfumature accattivanti e interessanti anche nelle persone ordinarie. Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure – ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalitą e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tran, acquisendo persino proprietą specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciņ che č, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilitą di guadagnarsi questo nuovo stato”.

    (L'idiota)
    e cfare ka interesante ne kete pjese??????

    ps. me kujtoi nje film ne fakt
    Te Dish, te Besh, te Dish te Besh, Bej te Ditur!

  10. #130
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
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    Pėr: Fragmente interesante librash

    ja p.sh fakti qe ty te kujtoi nje film eshte mjaft interesant :)



    "Ecco, per esempio, non mi meraviglierei affatto se all’improvviso nel modo pił inaspettato, in mezzo a questa generale ragionevolezza, facesse la sua comparsa un certo signore dalla fisionomia volgare, o addirittura retrograda, e canzonatrice, si mettesse le mani ai fianchi e dicesse a tutti quanti: – Che ne dite, signori miei, se dessimo un calcio a tutta questa razionalitą per mandare al diavolo tutti questi logaritmi e tornare a vivere secondo le nostre stupide fantasie? E questo sarebbe ancora nulla, il peggio č che quel signore troverebbe sicuramente dei seguaci: cosģ č fatto l’uomo. E tutto ciņ deriva dalla pił futile delle cause, cosģ futile che sembra non meriti nemmeno la pena di parlarne, e cioč dal fatto che l’uomo sempre e dovunque e chiunque sia, ha sempre voluto agire come gli č parso e piaciuto, e niente affatto come gli comandavano la ragione e l’interesse; infatti la volontą puņ andare anche contro l’interesse, e talvolta anzi ciņ č assolutamente necessario (queste sono idee mie). La propria volontą assolutamente libera e autonoma, il proprio capriccio, talvolta sfrenato, la propria fantasia, talvolta eccitata dalla follia, ebbene tutto ciņ č soltanto quell’interesse pił prezioso di tutti gli interessi, cosģ trascurato, che non rientra in nessuna classificazione, ma per colpa del quale tutti i sistemi e tutte le teorie se ne vanno regolarmente all’inferno. Tutti i sistemi, tutte le teorie, tutte le culture, inteso cultura come razionalizzazione sistematica con pretesa di spiegazione di tutto l’esistente, tutto va all’inferno per il semplice motivo che esiste la libertą. "L’uomo č fatto in modo comico", per salvare la sua libertą arriverebbe a dire che "due pił due fanno cinque".

    (Memorie dal sottosuolo- F.D)

  11. Anetarėt mė poshtė kanė falenderuar broken_smile pėr postimin:

    Elian70 (05-11-2013)

  12. #131
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
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    6,095

    Pėr: Fragmente interesante librash

    Passarono forse cinque minuti. Egli camminava sempre in su e in gił., tacendo e senza guardarla. Infine le si avvicinņ; gli scintillavano gli occhi. La prese per le spalle con le due mani e la guardņ diritto nel viso lacrimoso. Il suo sguardo era arido, infiammato, penetrante, le labbra gli tremavano. A un tratto si chinņ tutto rapidamente e, prosternatosi a terra, le baciņ il piede. Sonecka si scostņ barcollando da lui, come da un pazzo. E in realtą egli aveva proprio l'aria di un pazzo.
    - Che fate, che fate? Davanti a me! - ella mormorņ impallidendo, e il cuore le si strinse dolorosamente.
    Egli si alzņ subito.
    - Non a te mi sono inchinato, ma a tutta la sofferenza umana, - proferģ in un certo modo bizzarro e si allontanņ verso la finestra. - Ascolta, - aggiunse, tornando verso di lei dopo un minuto, - poco fa ho detto a un mio offensore che egli non valeva il tuo solo dito mignolo... e che oggi ho fatto onore a mia sorella mettendola a sedere accanto a te!

    - Ah, che gli avete mai detto! E davanti a lei? - gridņ spaventata Sonja, - sedere in mia compagnia! Un onore! Ma io... non ho onore... Ah, perché avete detto questo?
    - Non per il tuo disonore e il tuo peccato ho detto questo di te, bensģ per le tue grandi sofferenze. Ma che tu sia una peccatrice, č proprio vero, - soggiunse quasi ispirato, - e per questo soprattutto sei peccatrice, che inutilmente hai ucciso e venduto te stessa. Vorrei vedere che questo non fosse un orrore! Che non fosse un orrore il vivere, come fai, in questo fango per cui senti tant'odio, e nello stesso tempo sapendo anche tu (basta solo aprir gli occhi) che con questo non aiuti nessuno e non salvi nessuno da niente! Ma dimmi dunque, una buona volta, - disse, quasi con esaltazione, - come mai una simile vergogna e tanta bassezza possono trovar posto in te accanto ad altri opposti e sacri sentimenti? Sarebbe pił giusto, vedi, mille volte pił giusto e pił ragionevole gettarsi a capofitto nell'acqua e finirla di colpo!
    - E di loro che sarebbe? - domandņ debolmente Sonja, dopo avergli dato uno sguardo pieno di sofferenza, ma nello stesso tempo come se non si meravigliasse per nulla del suo consiglio. Raskol'nikov la guardņ stranamente.
    [...]

    Ma nondimeno gli era chiaro, d'altra parte, che Sonja, col suo carattere e con l'istruzione che pure aveva ricevuta, in nessun caso poteva starsene cosģ. Tuttavia esisteva per lui un quesito: come mai aveva potuto, anche gią troppo a lungo, rimanere in quello stato senza impazzire, se non aveva la forza di buttarsi nell'acqua? Certo egli capiva che la situazione di Sonja era un fenomeno casuale nella societą, per quanto, purtroppo, ben lontano dall'essere unico ed eccezionale. Ma appunto questa casualitą, quella certa istruzione che ella possedeva e tutta la sua vita precedente pareva che avrebbero dovuto ucciderla d'un tratto al suo primo passo su quel ripugnante cammino. Che cosa mai la sorreggeva? Non gią la depravazione! Tutta quella sozzura evidentemente l'aveva toccata solo in modo meccanico; di vera depravazione nel suo cuore non n'era penetrata ancora nemmeno una goccia: egli lo vedeva; ella stava dinanzi ai suoi occhi...
    [...]
    << ...Se poi finora non č impazzita... Ma chi ci dice che gią non sia impazzita! Forse che ha la mente sana? Forse che a mente sana si puņ ragionar come lei? Forse che potrebbe star seduta cosģ sull'orlo del precipizio, proprio sopra alla fossa puzzolente verso la quale gią si sente attirata, e schermirsi con le mani e tapparsi gli orecchi quando le si parla del pericolo? Che pensa? non si aspetterą mica un miracolo? Ed č cosģ certamente. Forse che tutti questi non son segni di pazzia?>>
    Egli si fermņ con ostinazione su questo pensiero. Anzi questa soluzione gli piaceva pił di ogni altra. Cominciņ a considerarla pił attentamente.
    - Tu dunque, Sonja, preghi molto Dio? - le domandņ.
    Sonja taceva, egli stava in piedi accanto a lei e aspettava la risposta.
    - Che sarei mai senza Dio? - susurrņ ella rapida, con energia, alzando su di lui di sfuggita i suoi occhi tutt'a un tratto scintillanti, e gli serrņ forte la mano nella propria.
    <<Be', č proprio cosģ!>> egli pensņ.
    - E Dio che fa per te? - domandņ, continuando l'interrogatorio.
    Sonja tacque a lungo, come se non potesse rispondere. Il suo debole petto palpitava dall'agitazione.
    - Tacete! Non fatemi domande! Voi non siete degno!... - gridņ a un tratto, guardandolo severamente e con collera.
    <<Cosģ č! Cosģ č!>> ripeteva egli con insistenza tra sé.
    - Tutto fa! - ella susurrņ rapidamente, abbassando di nuovo gli occhi.
    <<Ecco la via di uscita! Ecco la spiegazione!>> egli concluse in cuor suo, osservandola con avida curiositą.

    Con una nuova e strana, quasi morbosa sensazione egli considerava quel pallido, magro e irregolare volto angoloso, quei miti occhi azzurri che potevano scintillare di tanto fuoco, di un cosģ austero ed energico sentimento, quel piccolo corpo ancora tremante di sdegno e di collera, e tutto ciņ gli pareva pił strano, quasi impossibile. <<Una fanatica! Una fanatica!>> ripeteva tra sé.

    Sul cassettone giaceva un libro. Ogni volta nell'andar su e gił egli l'aveva notato, ma ora lo prese e lo guardņ. Era il Nuovo Testamento nella traduzione russa. Era un vecchio libro, usato, con legatura in cuoio.
    - Questo di dove viene? - le gridņ dal fondo della stanza. Ella era sempre ritta allo stesso posto, a tre passi dalla tavola.
    - Me l'hanno portato, - rispose, come di malavoglia e senza guardarlo.
    - Chi l'ha portato?
    - Lizaveta l'ha portato, l'avevo pregata.
    <<Lizaveta! Strano!>> egli pensņ. Tutto in Sonja diventava per lui pił strano e prodigioso di minuto in minuto.
    Egli portņ il libro verso la candela e si mise a sfogliarlo.
    - Dov'č che si parla di Lazzaro? - domandņ a un tratto.
    Sonja guardava ostinatamente a terra e non rispondeva. Stava un po' di fianco rispetto alla tavola.
    - Dov'č la resurrezione di Lazzaro? Cercamela, Sonja.
    Ella gli gettņ uno sguardo di sbieco.
    - Non dovete cercar lģ... nel quarto Vangelo!... - susurrņ severamente, senza avvicinarsi a lui.
    - Trovala e leggimela, - egli disse, poi si sedette, appoggiņ i gomiti sulla tavola, con una mano sostenne il capo, e fissņ gli occhi, cupo, in un canto, preparandosi ad ascoltare.
    <<Di qui a tre settimane: avanti alla settima versta, favorite! Credo che anch'io ci sarņ, se non m'accadrą ancora di peggio>>, mormorava tra sé.
    - Non l'avete forse letto? - domandņ, dandogli uno sguardo di sottecchi attraverso la tavola. La sua voce diventava sempre pił severa.
    - E molto tempo... Quando studiavo. Leggi!
    - E in chiesa non l'avete sentito?
    - Io... non ci andavo. E tu ci vai spesso?
    - N-no, - mormorņ Sonja.
    Raskol'nikov sorrise.
    [...]

    Sonja aprģ il libro e cercņ il punto. Le mani le tremavano, la voce le mancava. Due volte cominciņ, senza riuscir a spicciare la prima parola.
    ....

    Raskol'nikov capiva fino a un certo punto perché Sonja non si risolvesse a leggere, e quanto pił lo capiva, tanto pił rude e irritata pareva farsi la sua insistenza perché leggesse. Capiva troppo bene quanto le fosse penoso in quel momento scoprire e svelare tutto il suo intimo. Aveva capito che questi sentimenti costituivano in realtą il vero segreto di lei, e forse gią da tempo remoto, forse dalla fanciullezza, quand'era ancora in famiglia, accanto al padre disgraziato e alla matrigna impazzita dai dispiaceri, fra i bambini affamati, le grida furiose e i rimproveri... Ma nello stesso tempo egli sapeva ora, e sapeva con certezza, che, pur essendo angosciata e avendo, nel mettersi a leggere, una gran paura chissą di che cosa, ella aveva insieme, nonostante tutta l'angoscia e tutti i timori, una voglia tormentosa di leggere, e precisamente a lui, perché egli udisse, e proprio allora - <<qualunque cosa dovesse poi accadere!>>... Egli lesse ciņ nei suo occhi, lo capģ dalla sua esaltata commozione... Ella si fece forza, represse nella gola lo spasimo che le aveva troncato la voce sul principio del versetto e seguitņ la lettura del capitolo undicesimo del Vangelo di San Giovanni.
    [...]
    Pił oltre ella non lesse, né poté leggere: chiuse il libro e si alzņ rapidamente dalla sedia.
    -Continua a parlare della risurrezione di Lazzaro, - susurrņ a scatti, severamente, e rimase immobile, voltata da una parte, senza aver l'animo e come vergognandosi di levar gli occhi su di lui. Il suo tremito febbrile durava ancora. Il mozzicone di candela gią da un pezzo si andava spegnendo nel candeliere storto, illuminando di luce scialba in quella misera stanza l'assassino e la peccatrice, stranamente uniti nella lettura del libro eterno. Passarono forse cinque minuti o pił.
    - Son venuto a parlarti di un affare, - disse a un tratto Raskol'nikov con voce forte e aggrottando le ciglia, poi si alzņ e si avvicinņ a Sonja. Quella levņ gli occhi su di lui in silenzio. Lo sguardo di lui era particolarmente duro e vi si rifletteva una specie di selvaggia risolutezza.
    - Oggi ho abbandonato le persone a me care, - diss'egli, - mia madre e mia sorella. Ora non andrņ pił da loro. Lą ho rotto completamente.
    - Perché? - domandņ Sonja come sbalordita. L'incontro di poco prima con la madre e la sorella di lui le aveva lasciato un'impressione straordinaria, benché poco chiara a lei stessa. Ascoltņ la notizia della rottura quasi con orrore.
    - Ora non ho pił che te, - egli aggiunse. - Andremo insieme... Son venuto da te. Noi siamo stati insieme maledetti, e insieme andremo!
    I suoi occhi scintillavano. <<Sembra pazzo!>> pensņ a sua volta Sonja.
    - Dove andare? - domandņ sgomenta e involontariamente indietreggiņ.
    - Che ne so io? So soltanto che la strada č la stessa, lo so di certo, e basta. Una sola č la meta!
    Ella guardava e non capiva. Capiva soltanto ch'egli era tremendamente, infinitamente infelice.
    - Nessuno di quelli capirebbe nulla, se tu parlassi con loro, - egli seguitņ, - e io invece ho capito. Tu mi sei necessaria, perciņ son venuto da te.
    - Non capisco... - susurrņ Sonja.
    - Poi capirai. Forse che tu non hai fatto la stessa cosa? Anche tu sei passata oltre... hai potuto passar oltre. Tu hai portato le mani contro di te, hai rovinato la vita...tua (fa lo stesso!) Avresti potuto vivere con lo spirito e con la ragione, e finirai in piazza Sennaja... Ma tu non puoi reggere e, se rimarrai sola, impazzirai, come me. Gią adesso sei come pazza; dobbiamo quindi andare insieme, per la stessa strada! Andremo!

    (Delitto e castigo)
    Ndryshuar pėr herė tė fundit nga broken_smile : 19-11-2013 mė 07:41

  13. #132
    i/e regjistruar Maska e Debiii
    Anėtarėsuar
    07-11-2013
    Postime
    18

    Pėr: Fragmente interesante librash

    Une jam kaosi i mendimeve te tua.
    Jam kurioziteti yt, per te pare ne bote te panjohura.
    Jam egoja jote per te pasur per vete ato qe eshte veshtire ti kesh.
    Une jam possesiviteti yt.
    Jam kenaqesia e fituesit, kur ngre flamurin mbi keshtjellat e pushtuara.
    Jam deshira jote per te qene e dashuruar dhe e perkedhelur.
    Une jam trishtimi dhe dhimbja e embel e shpirtit tend.
    Jam mosbesimi dhe dyshimi yt.
    Jam re e kalter ne qiellin tend blu.
    Une jam qellim dhe pengese ne jeten tende.
    Jam terheqja dhe tendosja jote per te me arritur dhe per te me prekur, keshtu paprekshmerisht larg sic jam.
    Jam mundimi yt per te mos me mbajtur dhe per te mos me leshuar.
    Jam tehu qe prek cdo enderr ne miklimin tend !

    ©Ilir Como
    Shpirti ne flete.

  14. #133
    i/e regjistruar Maska e Debiii
    Anėtarėsuar
    07-11-2013
    Postime
    18

    Pėr: Fragmente interesante librash

    Kur je ujk tė urrejnė, por ama tė respektojnė, sepse ky ėshtė rregulli. Kur tregohesh shenjtor, nė fillim tė adhurojnė, pastaj tė vėnė kazmėn e tė shkatėrrojnė.

    ( Nga libri "Ana me sy tė gjelbėr i autores italiane Sveva Casati Modignani )

  15. #134
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
    Postime
    6,095

    Pėr: Fragmente interesante librash

    " Li aveva risuscitati l'amore, il cuore dell'uno racchiudeva infinite fonti di vita per l'altro "

    "... Quella sera non poteva del resto pensare a lungo alla stessa cosa, non poteva concentrarsi in nessun pensiero; e nessun problema avrebbe ora potuto risolvere coscientemente: sentiva soltanto. Alla dialettica subentrava la vita, e nella sua coscienza doveva solo elaborarsi qualcosa di assolutamente diverso. "

    (F.D. - Delitto e castigo)

  16. #135
    cherry blossom girl
    Anėtarėsuar
    14-05-2010
    Postime
    6,095

    Pėr: Fragmente interesante librash

    "comme si la plénitude de l’āme ne débordait pas quelquefois par les métaphores les plus vides, puisque personne, jamais, ne peut donner l’exacte mesure de ses besoins, ni de ses conceptions, ni de ses douleurs, et que la parole humaine est comme un chaudron fźlé oł nous battons des mélodies ą faire danser les ours, quand on voudrait attendrir les étoiles.”

    (madame bovary)

Faqja 7 prej 7 FillimFillim ... 567

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    Postimi i Fundit: 28-02-2006, 20:02
  5. Dy koleksione librash
    Nga benseven11 nė forumin Krijime nė gjuhė tė huaja
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    Postimi i Fundit: 04-07-2005, 23:18

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